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Un rapido gesto liberò Lilia dei guanti e del cappello, intanto che Ippolito si sceglieva una camera vicina dove in luogo degli amorini correva sulle pareti una caccia sfrenata.

— Vieni a vedere, Lilia.

Ella andò; e di ogni piccola cosa insieme osservata come di una grande scoperta godettero e risero giocondamente, sentendo stringersi di minuto in minuto il nodo che li avvinceva, provando la strana sensazione di essere una persona sola.

— Lilia?

— Ippolito?

Sì, erano essi, felici in modo inenarrabile. E il mondo sembrava non accorgersene, il cielo restava immoto, l’aria tranquilla: i cacciatori vestiti di rosso, sulla parete, galoppavano accanto alle loro dame dalla gonna azzurra, chi sa da quanti anni, forse un secolo!

— La colazione è servita, — annunciò la moglie del custode affacciandosi sulla soglia.

— Hai osservato, cugina, la posa antica di quella donna? Ella tiene le braccia ripiegate sul grembo in atto placido, la mano destra appoggiata mollemente sul gomito sinistro, la mano sinistra sul gomito destro. Ciò non si vede più se non nei quadri. E come guarda mite e serena!

— Che nome avete? — le chiese Lilia.

— Mansueta, ma la signora contessa mi chia-