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— Il nome non c’è, — disse Lilia: — tanto meglio. Sarei stata un po’ gelosa.
— C’è l’olea fragrans! — gridò Ippolito con accento di trionfo.
— Ed è l’importante, — aggiunse Lilia con gravità.
Fioriva l’olea in quantità straordinaria. Ippolito ne prese d’assalto una pianticella e ne colse tanta da infiorare tutta l’amata.
— «Eccoti bella, amica mia, eccoti bella!» Le rose di Saaron non potrebbero olezzare più di questi fiori. Senti? Senti? È il profumo del nostro amore.
Lilia assentì con uno sguardo dolcissimo. Così incoronati e festanti entrarono nel vestibolo dove una donna stava ad aspettarli in attitudine serena.
— Mia moglie, — disse il custode.
Ippolito provò un momento di imbarazzo e volse a Lilia un tacito sguardo.
— Caro cugino, questi saranno i nostri nuovi amici, — soggiunse Lilia con naturalezza.
Egli le fu grato di aver trovato così prontamente il ripiego della parentela per potersi dare un contegno davanti a quel Filemone ed a quella Bauci, ma le susurrò piano all’orecchio:
— Crederanno?
— Oh! di questo non mi importa affatto. Mi basta di aver dato loro l’imbeccata. Dunque,