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che non ne valesse la pena. Tutto ciò che esisteva prima del loro amore, esisteva veramente?
La maestosa ampiezza del lago in vista di Bellagio li avvinse ancora per un istante tenendoli stretti davanti al finestrino, ma il tepore dell’omero di Lilia dava troppo alla testa del giovine, a cui ogni attenzione concessa agli oggetti esterni parve un furto fatto all’amore e da quell’istante non si mossero più, non guardarono più nulla, assorbiti, annientati nell’esuberanza della gioia di vivere.
Quando discesero a una delle ultime stazioni del lago avevano l’aria di uscire da un sogno. Un uomo metà domestico metà campagnolo, più campagnolo forse, ma che per la circostanza si era messo i suoi abiti migliori, li stava aspettando e si annunciò subito per il custode della villa. Lilia, che fu la prima a rimettersi dall’amoroso stordimento, gli domandò dove fosse questa villa.
— Eccola là!
Si vedeva subito, bianca di un bianco carnicino, eretta ad una certa altezza sopra il lago e circondata da un fitto viluppo di alberi d’ogni specie.
— Dieci minuti di strada, — disse l’uomo precedendoli sopra un sentiero di erbe e di sassi che saliva sul fianco della montagna.
Le rive del lago in quel punto ampie, quasi