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non era il momento di dir tutto e che era inutile parlare fuori di quel loro stato d’animo che trovava la maggior perfezione nel silenzio.

Stavano vicini vicini sullo stretto divano, le mani intrecciate, toccandosi colla spalla e col ginocchio attraverso il morbido tessuto della lana bianca che cedeva così dolcemente alla pressione. Guardando dal finestrino vedevano passare ancora ciuffi di olea fragrans e nomi di donna scritti sulle ville, luccicanti al sole tra il barbaglio dei vetri e del metallo dorato, oppure nascosti fra colonne d’edera quali giovani ninfe pudiche. Da una tenda sollevata, dallo sporto di un terrazzo appariva talvolta la visione di una chioma disciolta, di un braccio nudo o lo svolazzo di una sottana agitata nell’aria, e la visione fuggiva, rapida, lasciandosi dietro un solco di mistero.

Passata la punta di Balbianello, a sinistra, nel giardino di una grande casa colle persiane verdi, una giovinetta vestita di rosa passeggiava con un libro in mano. I due innamorati guardarono la leggiadra figurina e senza comunicarselo ebbero la stessa domanda in fondo al cuore: — Sarà ella mai felice come noi?

A Tremezzo, Lilia cercò collo sguardo un’altra casa dove aveva villeggiato un anno coi suoi genitori, quand’era bambina, e fu sorpresa di non provare la menoma commozione; aveva pensato dapprima di mostrarla a Ippolito, ma giudicò