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— Ignoro se sarò sempre felice; felice forse non lo sono neppure oggi. La felicità è altra cosa. Ho amato questa donna come un pazzo, sei anni fa. Ella vuole ora che l’ami come un saggio e procuro di obbedirla. Non per nulla si è regine. È incredibile come ella sa tenere avvinti tutti coloro che ha conquistato una volta. Capirete che non basta essere giovane e bella per ottenere ciò.

— È un’attrice o una signora dell’alta società?

— Nè l’una nè l’altra. Or sono vent’anni ero un giovinetto imberbe; compivo un viaggio di istruzione in Inghilterra; molti fatti di allora mi sfuggirono, ma ricordo un processo tristamente celebre, svoltosi qui, e dove un avvocato già di dubbia fama suscitò grandi clamori per le sue audacie, diremo così, extra lege. Era un briccone di un ingegno straordinario, appartenente ad una famiglia distinta per censo e per onestà. Dopo di avere gabbato mezzo mondo mangiandosi un patrimonio cospicuo, scomparve non si seppe mai bene come, lasciando una moglie ed una bimba; povere creature sballottate da un appartamento sontuoso ad una camera ammobiliata, avvezze agli agi, incapaci di lavorare, indurite agli scrupoli... Vi lascio immaginare quale esistenza! Io allora non le conoscevo. Incontrai la figlia qualche anno fa.