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tello vigoroso solcante i flutti di un magnifico lago sotto un cielo d’estate senza nubi. Ed egli era felice della felicità immensa che consiste nel dimenticare tutto il creato, e la vita, e la morte, per dare le più intime vibrazioni dell’essere alla voce occulta che dai misteri dell’avvenire ci chiama a sè. Momento divino nell’esistenza di chi è destinato a perire.
Per quanto cercassero di nascondersi formavano fra tutti e due una coppia troppo rara al piacere degli occhi perchè i passeggieri non li avessero presi di mira fin dal loro primo apparire a bordo. Per un capriccio di Lilia che Ippolito aveva accettato senza discutere, vestivano entrambi un leggero abito di lana bianca con una cravatta celeste e un cappello canottiero di paglia bianca fasciato di celeste. Così giovani, così belli, questa eccentricità che tuttavia non usciva dalle norme del buon gusto li faceva meglio ammirare. Tutti li prendevano per due sposini forestieri. Solo un signore che conosceva Lilia, che ne era da lungo tempo tacito ed ignoto ammiratore, si domandava con sorpresa come facesse la deliziosa donna a dimostrare quel giorno sedici anni appena; e insieme al suo desiderio saliva, verso i due felici, da ognuna delle persone che si trovavano sul battello il palpito immutabile che nei cuori umani traccia due solchi ben distinti secondo il diverso modo di sentire; l’ammirazione o l’invidia.