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Ricondotto al passo, fatale come un bambino davanti alla medicina amara, Remo dovette rassegnarsi a narrare per filo e per segno lo svolgimento dell’avventura tra le bestemmie di Romolo e le esclamazioni ironiche di Rosalba.
— Ma lo hai visto, tu, questo amico? — domandò Romolo.
— No, non l’ho veduto.
— Siete usciti insieme dal Conservatorio? Ha parlato con qualcuno?
— Insieme proprio no, ma quasi. Egli era davanti a me e si fermò a salutare una signora.
— Una signora? — garrì subito Rosalba — Chi era?
— Questo non so. Una signora vestita di bianco, in carrozza.
— Bella? Giovane?
Remo si fermò un istante a raccapezzare le idee e poi rispose con una esplosione ammirativa nella quale il suo spirito travagliato parve rifugiarsi come in una oasi di pace:
— Un sole!
Rosalba allora uscì fuori nella più stridula risata che potesse offendere un cuore sensibile, e mentre Remo, mortificato, non sapeva in qual modo interpretarla, vi aggiunse questo corollario:
— Ecco l’amico. Bisogna proprio essere uomini, e avere studiato, e insegnare agli altri