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Povera Rosalba, ha il sangue un po’ inacidito, ma non è cattiva. Festa oggi, festa!

Si erano avviati lentamente sul Mercato delle scarpe; Ippolito distratto, Remo guardandosi in giro se vedeva degli amici, delle persone di conoscenza, salutando per il primo ogni viso che non gli riuscisse del tutto nuovo, con un bisogno di espansione in cui sfogava l’esuberanza della sua gioia.

Il carrozzino della funicolare li trasportò in pochi minuti nella città bassa.

— Senti, — disse improvvisamente Ippolito, — io devo fare una corsa alla stazione per salutare un amico che parte. Mi aspetti al Caffè Centrale?

— Volentieri — rispose lo zio col suo più bel sorriso: — Già sarà questione di poco tempo; per via di Romolo: sai che è un po’ impaziente...

— Mezz’ora, zio, non di più.

Ippolito divorò più che non percorse il viale della stazione, portato dai mille desideri che i suoi vent’anni gli sollevavano intorno in quel giorno bellissimo della sua vita. Remo sedette a un tavolino del Caffè Centrale ordinando una tazza di birra.

Dopo le commozioni al Conservatorio il buon maestro trovò piacevole la semi-oscurità del caffè riparato da grosse tende di tela, coi tavo-