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Zio Remo non ascoltava queste ciarle per lui indifferenti. Aveva visto Ippolito mentre salutava rispettosamente la signora; ma il fatto, in quel momento, non gli parve di grande importanza. Appena la carrozza ebbe svoltato l’angolo, mosse direttamente incontro a suo nipote e gettandogli le braccia al collo lo baciò su ambedue le guance sonoramente. L’agitazione alla quale lo trovò in preda era troppo naturale perchè potesse destargli alcun sospetto. Non era egli stesso tutto tremante e commosso?

— Ippolito, caro figliolo, la benedizione di Dio è proprio scesa su di noi. Fatti animo. I giorni cattivi sono passati; ora che hai trovato la tua strada non ti resta che percorrerla sempre dritto. Che musica ispirata! Io non me ne intendo molto e non oserei giudicare, ma vedevo anche l’effetto che faceva sugli altri. E l’esecuzione! Santa Cecilia pregava certo per te. Bravo, bravo Ippolito mio...!

Ippolito, dopo di avere ricambiato i baci dello zio, se ne stava perplesso in mezzo alla strada, guardando in apparenza gli ultimi gruppi della folla che si andava sciogliendo, ma dando furtive occhiate al suo orologio.

— Hai finito qui, nevvero?

— Sì, credo.

— Allora andiamo a casa insieme. E Romolo che non brontolerà questa volta!... E Rosalba?