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E a tutti quelli che vennero dopo, allievi di violino, di canto, d’arpa, egli ripetè invariabilmente «Bravissimo!» con una gioia profonda di maestro avvezzo all’indulgenza, persuaso che bisogna incoraggiare, che bisogna compatire. Accompagnava l’applauso con un tentennamento del capo, sorridendo, con tutta l’anima affacciata ai dolci occhi rotondi.

— Ella ha qui un figlio? — gli chiese la matrona.

Rosso rosso, Remo rispose:

— Figlio no; non sono ammogliato. Ho un nipote, un caro giovine che studia per organista. È l’autore della composizione che daranno nell’ultima parte del programma.

— Ippolito Brembo allora!

— Precisamente.

— L’eroe dell’incendio? — fece la matrona: — Oh! ha già un nome celebre. È un buon principio.

Lo zio gongolava, ma per modestia non voleva mostrarlo; ed anche per non mortificare la matrona, la quale doveva pure avere qualcuno fra gli allievi, figlio o nipote, che non era ancora un eroe. Man mano poi che i pezzi eseguiti lasciavano più breve il tempo prima della comparsa di Ippolito, la sua bella serenità si veniva appannando di una commozione sentimentale che lo rendeva un po’ inquieto. È per que-