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— Oh! guardate, — le disse una sera il giornalista: — avrei scommesso di non trovarvi più coi trentaquattro gradi che abbiamo fatto oggi.
— E dove volevate che fossi?
— Che so io! magari a Bergamo...
Lilia si morse le labbra. La situazione diventava intollerabile, e per vendicarsi della malignità del suo antico adoratore raddoppiò sull’istante le premure verso Ippolito.
Il povero giovine si sentiva impazzire sotto gli sguardi di Lilia. Fra i due tormenti dell’esame e dell’amore la sua vita passava in un continuo struggimento. Don Peppino ripeteva ogni tanto a chi lo voleva ascoltare una certa strofa pescata chi sa dove e che egli sapeva condire colla sua bonomia ambrosiana:
Amor ciarliero è gioco
Che fa molto baccano e dura poco.
Amor silente è fuoco
Che cuoce la vivanda, il piatto e il cuoco.
Ma gli alberi dei boschetti lo sapevano un loro segreto che si rimandavano dal castano al tiglio, essi che proteggevano le notti ardenti di Ippolito, poichè non gli era più possibile distaccarsi da Lilia dopo un’ora sola di colloquio ed ormai aveva preso il partito di rimanere fino all’ultimo istante. Le giornate caldissime facevano prolungare la sera nell’appartamento sim-