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gio si accendeva nelle sue pupille rotonde — voglio ripeterti il consiglio di andare cauto, sia per te, sia per lei: sopratutto per lei, per la sua riputazione. Sono del parere, guarda, che appena terminati gli esami tu vada a fare un viaggetto... così, per distrarti. Il tempo intanto porterà consiglio e tutto anderà per il meglio. La Svizzera, eh?... Non ti piacerebbe vedere Ginevra? E il lago dei Quattro Cantoni?

Ad un’obbiezione di Ippolito egli replicò tutto ilare:

— Non ci pensare. Ho da parte una sommetta che destinavo all’acquisto di una fisarmonica... te la cedo volentieri. Forse non avrei nemmeno tempo di suonarla la fisarmonica. Al caso sarà per un altro anno.

Zio e nipote si abbracciarono teneramente. Sulla via del ritorno Remo si fregava le mani pensando che proprio le cose non erano andate così male come temeva. Quanto a Rosalba, conveniva giuocare d’astuzia per sviare le sue ciarle. Egli le avrebbe detto che Ippolito studiava come un martire e che se andava tratto tratto a Milano era per fare quattro passi in Galleria, tanto per sollevarsi lo spirito.

XI.

Amore.

Ippolito non si capacitava di avere rivelato con tanta franchezza a zio Remo un sentimento che non gli era ancora riuscito di confessare a