Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 145 — |
Vedendo il suo diletto nipote in tanta agitazione zio Remo fu subito preso da una specie di pentimento. Era chiaro che non c’era nulla di male. Si trattava evidentemente di un amor platonico ispirato dalle virtù di una donna eccezionale, e poichè la signora era onesta, così nobile, così buona, così disinteressata, il pericolo scemava d’assai. Cosa vuol dire le male lingue! E Rosalba che parlava di vampiri!... Il bisogno che egli aveva di serenità e di pace lo sospingeva rapidamente ad accogliere il concordato che gli veniva offerto dalle dichiarazioni di Ippolito, per cui soggiunse con convinzione:
— Ad ogni modo tu agirai onestamente, nevvero? Rimettiti alla Provvidenza. Se ella ha destinato che tutto finisca bene, finirà. Sarebbe però consigliabile che tu ora abbandonassi un po’ questi sogni d’amore per attendere agli esami... Se li dovessi mancare anche questa volta... rifletti.
Ippolito appariva impaziente che il dialogo terminasse: ad ogni modo non era disposto a dare maggiori spiegazioni, segretamente irritato che la sua passione fosse già conosciuta. Disse ancora alcune parole per calmare lo zio: parole vaghe, imprecise, sufficienti tuttavia perchè il sorriso rinascesse sulle labbra, e negli occhi del buon Remo.
— Prima di lasciarti — disse, mentre un rag-