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nelle ciarle che ti hanno riferito c’è del vero e del falso. Vado a Milano a trovare una persona, una signora, un’amica carissima, e basta. Non c’è altro. Tutto ciò che la malignità o la stupidaggine possono aggiungere a questo fatto semplicissimo è spudorata calunnia.
Con uno slancio di improvviso coraggio Remo lanciò una domanda che da molto tempo gli bruciava la lingua:
— È maritata? perchè, vedi, il peccato sarebbe doppio...
— No.
— Una fanciulla?...
— Una signora, ti dico. Non pensare altro, intendi? Non altro. Sappi che io la venero come una Madonna; sappi che è la più buona, la più nobile, la più disinteressata di tutte le donne e che non tollererò mai sul suo conto una parola meno che rispettosa.
— Tu l’ami? — mormorò Remo quasi sbigottito dalle ultime parole del giovine.
— L’amo.
Il silenzio che seguì questa ferma dichiarazione fu lungo e penoso per entrambi. Remo arrischiò timidamente un’altra domanda:
— E lei?...
— Ah!... Non so, non so, non so!
Ippolito si cacciò le mani nei capelli, pallido e convulso.