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arrampicava tra le case usufruendo d’ogni più piccolo spazio di terreno per lanciare al sole ciuffi d’erbe fiorite; imponente a valle, coll’ampia distesa fra il Brembo e il Serio perdentesi all’orizzonte in una vastità di mare.

— Permetta, signor Remo, le è caduto un ragno sulla manica; due anzi. Volevano fare all’amore sul suo pastrano.

Tutto confuso egli tese docilmente il braccio per accogliere il buffetto che la signora diede ai due vagabondi, non senza poi passare e ripassare la mano sul posto del convegno, invaso da una certa inquietudine.

Quando i due studenti reduci dal Conservatorio fecero la loro apparizione in giardino, scavalcando il muro di cinta con delle rose in mano colte allora allora, il buon Remo non seppe far altro che sorridere a suo nipote tendendogli cordialmente la destra. Ma la sorpresa di Ippolito non fu lieve e non si appagò del pretesto accampato lì per lì per giustificare uno strappo così straordinario alle occupazioni ed alle abitudini del maestro del villaggio. Non poteva nemmeno sfuggirgli il contegno di Remo in cruda lotta fra la dolcezza naturale e l’aspro compito che si era assunto. — «C’è un guaio» — pensò il giovinotto; lontano per altro dalla verità.

Terminato il modesto asciolvere, mentre gli