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madre dell’amico occupata ad inaffiare certe sue pianticelle. Egli non sapeva, in verità, da qual parte rifarsi per interrogarla; ma ella lo tolse subito d’impaccio prevenendolo:
— Buon giorno signor Remo; viene a trovare suo nipote? Bravo, si accomodi. È al Conservatorio con mio figlio; li aspetto fra poco per la colazione; la faremo insieme.
Remo trasse un respiro tanto prolungato a questa prima notizia rassicurante che la signora, ingannandosi sul significato, soggiunse:
— È una salita dura, nevvero? Pensi un po’ quando non c’era la funicolare! Ma quale compenso una volta giunti quassù! Guardi che vista.
— Stupenda!
Egli avrebbe ben voluto chiedere alla madre dell’amico se Ippolito stava fermo agli studi o se faceva qualche scappata a Milano; ma fu preso da uno scrupolo. O se non c’era nulla di nulla perchè sollevare sospetti temerari? Spirava tanta pace in quella casetta! Si chinò a guardare le pianticelle:
— Sono tuberose?
— Tuberose e garofani della China.
— Vengono su bene.
— Sì, se Dio vuole. Aria e sole non mancano. Guardi tutti i giardini qui intorno, che paradiso!
Remo girò gli occhi sul panorama: incantevole a monte, dove una catena di giardinetti si