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sabilità che le verrebbe da una disgrazia. Bisogna all’occorrenza minacciarla... ci sarà bene nel Codice un qualche paragrafo in questo senso. Intimorirla bisogna. Andare da lei direttamente, là, e dirle che tutto è scoperto. Questo le deve fare una grande impressione».

A tal punto del monologo Remo tentò di rappresentarsi press’a poco la via Palestro, che doveva essere qualche cosa come il sentiero dell’Inferno, ma un pudore improvviso gli accalorò la faccia e capì che la matassa si ingarbugliava di tutti gli sforzi che egli faceva per sgarbugliarla. In quale brutto passo era mai caduto!

Essendosi fermato un istante per riposare sopra un mucchio di ghiaia andava tamburinando colle dita la testa di cane della sua mazza in cerca di aiuto. Decise finalmente di non pensarci più finchè fosse giunto a Bergamo, vedere se Ippolito c’era e lasciarsi guidare dall’ispirazione del momento, la quale vuolsi sia sempre la migliore.

L’abitazione dell’amico, presso cui Ippolito aveva preso alloggio in quei giorni col pretesto di prepararsi insieme all’esame, sorgeva poco lungi dal Conservatorio sullo sdrucciolo solitario di San Giacomo, ed aveva un giardinetto disposto a scaglioni in vista delle mura. Fu in questo giardinetto che il buon uomo trovò la