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ne a ciò parlando di musica, non c’è alcuno che si senta di farne un po’ questa sera? Oserei pregare la padrona di casa.

Lilia accennò negativamente col capo.

— Qualcuno dei signori? — ripetè volgendosi ai tre eleganti. — O il signore?

Ippolito, interpellato direttamente, si schermì, sotto le occhiate oblique della triade dalla quale fischiò in tono sommosso questo commento ironico:

— Gli occorrebbe l’organo.

Non tutti udirono, ma Ippolito sì. Egli varcò con un balzo lo spazio che lo separava dal suo rivale e chinando verso di lui il volto infiammato, lampeggiando negli occhi, gli scattò a bruciapelo la botta di risposta:

— Come a lei la frusta.

I tre si alzarono furibondi: nell’attrito fu rovesciata una sedia.

— Che avviene laggiù? — chiese Lilia.

— Un malinteso — si affrettò a dire don Peppino cui non era sfuggita la rapidissima scena.

— Ah! — protestò uno dei tre — lo chiama un malinteso?

— O se preferisce uno scherzo — continuò don Peppino col suo accento persuasivo mettendosi risolutamente in mezzo a loro. — I signori hanno voluto scherzare ed il signore raccolse l’invito. Già. Un’allusione alle loro abitudini sportive... niente altro. Uno scherzo, un