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— E perchè no? — riflettè don Peppino — Verdi pure lo è stato.

— Oh! oh! Verdi... già Verdi!

— Si parla ancora di Verdi? — domandò un signore che guardava degli albums. — La sottoscrizione per il suo monumento ha raggiunto la bella cifra di sessantanovemila e ducentotrentacinque lire.

— Sarebbe maggiore — disse Lilia mescendosi alla conversazione — se tutti quelli che palpitano alle sue melodie avessero potuto offrire un centesimo solo; ma tutti, intendiamoci, dagli studenti che si ritempravano dalla noia delle lezioni, cantando quarant’anni fa i cori dell’Ernani, alla modistina che seguiva sull’organetto l’addio alla vita di Violetta Valery. La stessa cosa si avvererebbe per il suo compatriota — soggiunse volgendosi direttamente a Ippolito. — Donizetti! E forse, nell’espressione del sentimento, Donizetti è anche più penetrante. Non crede?

Ippolito, a cui non era sfuggita la corrente di avversione che aveva destata la sua presenza, rispose a bassa voce con un monosillabo.

Il giornalista intanto confidava all’orecchio di don Peppino:

— Lo dobbiamo a voi questo regalo?

— Che idea! È la prima volta che lo vedo.

— Dove diamine sarà andata a pescarlo al-