Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/116


— 110 —

mettono capo alla stazione, e piega in via Palestro.

Silenzio chiaro di giornata estiva. Le poche case tranquille hanno le persiane chiuse, gli anditi spruzzati d’acqua fresca, i portoni aperti ma sonnolenti sui piccoli cortili pieni di verde dove le vecchie portinaie fanno la siesta all’ombra di un vaso di basilico, col gatto sui ginocchi. In fondo alla via verdeggia ancora la fuga degli alberi fronzuti e la Villa Reale sorge tutta bianca come la Bella dormente nel bosco.

In tali condizioni ogni rumore si avverte subito. Ippolito si voltò allo scalpicciare pesante di un cavallo fra le ruote di un veicolo rivestite di gomma e fu appena in tempo a gettarsi contro il muro, perchè la carrozza girando sullo sterzo si era fermata rasente a una di quelle case che egli stava costeggiando. Il pericolo fu avvertito anche dalla signora che si trovava nella carrozza, la quale prima di scendere piegò vivacemente la testa verso Ippolito per modo che i loro occhi si incontrarono a brevissima distanza e si toccarono quasi nel corruscare istantaneo di una fiamma, colpiti insieme da una rivelazione e da una meraviglia!

Più ratta del baleno la bellissima creatura passò davanti a Ippolito dandogli una visione di cielo. Un suono inarticolato morì nelle sue fauci poi che aveva sentito sul suo volto l’aria