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22 maggio. Signora, signora, una parola!
Ippolito.
24 maggio. Un dubbio orribile mi tormenta. Lei, ammalata non può andare alla Posta a ritirare le mie lettere, ed io dove, dove la cerco?
Ippolito.
27 maggio. Povero amico, fu proprio così! Sentendomi poco bene, decisi improvvisamente di partire per la Riviera, dove stetti tutti questi giorni in una beatitudine che mi rese ingrata ed egoista.
Tornando oggi mando subito alla Posta e le sue tre letterine mi fanno tanto piacere che mi sembra di stare ancor meglio che in Riviera. Tuttavia ho una quantità di affari accumulati che mi reclamano imperiosamente.
Pazienza ancora. Tra poco.
Lilia.
28 maggio. Grazie, mia buona fata! Passai dieci giorni in una angoscia indescrivibile, che non avrei mai immaginata prima di provarla. Queste pene peraltro ebbero il vantaggio di illuminarmi sulla falsità della nostra situazione. Ella sa chi sono io e dove sto. Io non so nulla di lei.
La supplico a credere che nessuna curiosità