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Una giovinezza del secolo XIX 71

begli occhi e lineamenti regolari, nella loro gioventù non saranno state brutte; ma una certa mancanza di femminilità e di gusto, l’impronta della provincia, infine, come era a quei tempi, le aveva segnate di vecchiaia precoce: la zia Margherita in ispecie, che era la maggiore e la più assente dal convegno delle Grazie. Attaccatissime al loro fratello, si erano già piegate a molti sacrifici per lui quando, vivente ancora il padre, aveva dichiarato la sua vocazione e il proposito di andare a Roma a studiare architettura. Andare a Roma quasi un secolo fa e andarvi da un piccolo centro provinciale, da una modesta famiglia borghese già aggravata di sei figli, non dovette essere certo facile impresa e si indovina il sacrificio delle buone sorelle. Ma, non v’ha dubbio, che maggiore d’ogni altro fu quello di abbandonare, non più giovani, la loro casetta, le loro abitudini, le amicizie, i dolci ozii, la libertà, per recarsi in una città sconosciuta a prendersi la doppia responsabilità di reggere una famiglia, di allevare tre fanciulli. Grande, grande sacrificio.

Io avevo allora dai dodici ai tredici anni. Una delle prime cose che mi disse la zia Margherita fu questa: "È tempo di fare giudizio, non hai più nè otto nè dieci anni". La voce e