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60 | Una giovinezza del secolo XIX |
mi si rispose che era andata alla campagna per sorvegliare certe faccende, ma che sarebbe tornata subito. Pranzammo soli, il nonno, la zia Carolina ed io. Il nonno non pronunciò una sola parola, la zia Carolina sospirava spesso indugiando sui cibi come se le tornassero a gola. Avevo visto altre volte a quella tavola i volti rabbuiati per la tempesta che rovinava il raccolto e pensai che si trattasse di una disgrazia del genere e me ne stetti ben zitta e ben tranquilla per non turbare le loro preoccupazioni.
Dopo pranzo venne lo zio Germanico, ma non essendo domenica non veniva per la partita a tarocchi. La zia Carolina gli corse subito incontro nell’andito e poichè tardava a rientrare, il nonno la raggiunse e stettero fuori un po’ di tempo. Poi sentii il nonno che saliva al suo studio e la porta di casa sbattere per il dottore che andava via. Quando la mia cara zietta tornò in sala, aveva gli occhi rossi. Io ero turbata per quell’ombra di mistero che mi circondava, ma non sapevo che cosa dire. Ella mi abbracciò strettamente, raccomandandomi di andare a letto subito, che la mattina seguente sarebbe venuta la balia a prendermi per condurmi un po’ con lei.
Come fu l’ora giunse infatti la buona donna a