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Una giovinezza del secolo XIX | 59 |
Improvvisamente, un giorno? una sera? Non so: un gran buio circonda quell’ora solenne del mio destino. Ero a Milano; la scuola, secondo l’orario di quegli anni, mi teneva prigioniera senza interruzione dal mattino fino alle quattro; alle quattro e mezza si pranzava; alle otto a letto. La mia vita in casa non era che un passaggio occupato dai compiti e dalle lezioni. Non so altro, non ricordo altro. Mi fanno chiudere i libri a un tratto e il papà mi conduce da una famiglia amica che abitava presso a noi e dove c’erano ragazze e ragazzi della mia età; vi passai tutta la notte in un lettino improvvisato e la novità, la compagnia, i giuochi di quei fanciulli, non mi lasciarono agio di pensare alla singolarità degli avvenimenti.
Il giorno appresso una persona, non rammento chi fosse, venne a prendermi per ricondurmi non dai miei genitori, ma a Caravaggio. Di sorpresa in sorpresa! Anche qui la gioia e la presa di possesso dei miei beni mi impedirono di approfondire ciò che si disse per spiegare la mia venuta fuori del tempo. Importava assai a me la ragione del perchè! Ero felice e credevo ancora che la felicità non dovesse finire mai. Mancava però la nonna e alla mia domanda dove fosse