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50 Una giovinezza del secolo XIX

ad affrontare l’alpinismo dei sassi sotto il portico per recarsi da una camera all’altra che guai ad avere calli (ma noi ragazzi non ne avevamo). Si spiega come, muovendosi sopra un’area abbastanza vasta, lo zio e la zia non disponessero di un salotto conveniente. C’era bensì un salottino dietro la cucina, ma così stretto e buio (somigliava a quello della zia Lucia) che non invitava a rimanervi.

Ma dove lascio la sala d’onore? Perchè esisteva veramente una sala d’onore e bella. Solo che per accedervi bisognava o attraversare il famoso acciottolato del portico, una loggetta, il cortile, (bagnandosi se pioveva); oppure la cucina, il salottino buio, una ripida scaletta di mattoni, un solaio, lo scalone di pietra e la loggetta come sopra. Comodo nevvero? Naturalmente era sempre chiusa e invece delle visite ospitava accanto ai mobili deserti, qualche sacco vuoto, qualche paniere fuori d’uso, qualche dozzina di pere distese a maturare per l’inverno. Un particolare curiosissimo di quella sala era la tappezzeria, rappresentante a larghe linee un paesaggio inverosimile dove un cacciatore puntava il fucile contro un uccellaccio sospeso a pochi palmi sopra il suo naso; ma il bello veniva dopo, quando allo svol-