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44 Una giovinezza del secolo XIX

mai alla sua porta ed ella certo non lo aspettava più. La cuccuma del caffè, l’antica cuccuma di rame, stava tutto il giorno sul focolare delle due vecchie. La zia Caterina magra e svelta la portava a tutte l’ore alla zia Lucia immobile sul sofà e tutte e due sorbendolo pensavano forse che vi è ancora qualche dolcezza nel mondo.

Nel breve tratto di strada, che percorrevo per fare le mie visite, c’era una botteguccia dove una donna vendeva filo, aghi, bottoni d’osso esposti confusamente in una vetrina polverosa ed appannata, con mezza dozzina di fazzoletti intorno sempre gli stessi, e due o tre foglietti di carta da lettera picchiettati dalle mosche. Fra queste povere cose c’era tuttavia un cartoncino che attirava la mia attenzione per tutti gli spilli che vi erano infilati dentro l’uno dietro l’altro come soldatini in parata, colle loro capocchie di vetro assortite nei più bei colori, verde, rosso, aranciato, viola; nè io badavo che fossero di vetro, perchè la mia immaginazione le aveva già poste nella gerarchia delle pietre preziose distinguendole in smeraldi, in rubini, in topazi, in ametiste: elenco di tesori che la lettura delle Mille ed una notte mi aveva reso famigliari.

Questa agilità della fantasia a muoversi nei