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36 | Una giovinezza del secolo XIX |
portata da un’aura di simpatia che rendeva il mio passo leggero come un volo. Nessuno mi sgridava mai. Mi sentivo felice.
E come erano belle le sere d’autunno in casa de’ miei nonni! Quando il nonno tornava dai campi (aveva terre proprie e molte altre in affitto) si metteva il riso al fuoco e la famiglia vi si riuniva tutta intorno, il nonno, la nonna, la zia Carolina, la vecchia Teresa, la lunga Francesca, il piccolo Toni, ultimo Nicola che era andato a mettere a posto il cavallo. Saliva alta la fiamma sotto la cappa del camino gettando bagliori rossi sulle facce schierate in giro.
Silenzio. Suona l’Ave Maria della sera.
Ai primi rintocchi tutte le fronti si chinano; la nonna fa il segno della croce; tutti la imitano e la breve preghiera recitata insieme da padroni e da domestici si diffonde nell’ampia cucina patriarcale.
La sala da pranzo aveva nel mezzo una grande tavola massiccia apparecchiata e una più piccola da un lato essa pure ricoperta da una candida tovaglia, dove la nonna apparecchiava lei stessa le porzioni per la servitù, in ragione dell’età e dei bisogni di ciascuno, avanzo questo degli antichi rapporti coi domestici i quali sentivano