Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
34 | Una giovinezza del secolo XIX |
imballaggio, me lo portai via come una santa reliquia. I segreti delle mie proave vi stanno al sicuro sotto la custodia rispettosa del mio affetto.
Da quanti anni è incominciata la voga degli oggetti antichi, da quando abili speculatori percorrendo le nostre provincie, le vallate profonde dove erasi rifugiata la religione delle memorie se ne vennero alla città col loro prezioso bottino? La data la troveranno i freddi compositori di cataloghi. Io penso che tolte dal luogo dove vissero le cose hanno perduto il loro profumo; conservano ancora le belle forme di ciò che fu la loro vita, ma la voce è spenta; appoggiate ai muri della casa straniera, sono lapidi in un cimitero. Oh! come vorrei trovare una parola energica, che fosse l’opposto di snobismo, per esprimere il mio vero sentimento, ma non la trovo. Di fronte a questa giostra di snobs, rincorrentesi su cavallucci di legno per darsi l’aria di cavalieri in sella guardo, con un misto di sdegno per loro e di un certo orgoglio per me, il cofano della mia nonna che ho amato quando tutti lo disprezzavano.
La casa dei miei nonni, ampia e comoda, colle sue sei finestre verso strada e il solito cortile caratteristico del tempo, fra il pozzo e la pianta di fico, aveva pure sul tetto quei draghi di ferro che