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Una giovinezza del secolo XIX 9

vaga e generica umanità. Così, conclude un altro pensatore, i libri autobiografici, colla forza espressiva delle cose individualmente vissute, illuminano circoli di vite più ampie, danno la voce a più vaste ansie che non sanno parlare. Documentano insomma.

È vero che Taine chiama l’Io detestabile, ma per Gian Paolo Richter l’Io è ciò che la lingua può esprimere di più alto e di più comprensivo, essendo ogni Io una personalità che significa una individualità spirituale. Fra l’affermazione di Taine e quella di Richter sta di mezzo un equivoco subito spiegato dalla parola spirituale. E del resto il grande istoriografo della Francia non è andato a cercare le origini alle memorie e ai documenti più oscuri?

E sarò io tanto ingrata da dimenticare l’argomento più persuasivo, l’amore de’ miei lettori? Tra le soddisfazioni più vive della mia carriera letteraria devo pure annoverare la larga onda di simpatia che mi venne, non dalla critica ufficiale, ma dal mondo ignorato invisibile e lontano delle anime che mi amarono attraverso l’anima mia.

Sapere che qualcuno dei miei libri ha asciugato delle vere lagrime e qualche altro diede ala di fede a coscienze turbate, è tale profonda con-