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Una giovinezza del secolo XIX 225


tasma. Mi avvicinai, tesi le braccia... "Oh! se egli potesse vedermi davvero, vedere una volta almeno quanto lo amo!" La vita ci aveva divisi, la morte ci univa in uno sposalizio d’anime. Nessuno ci avrebbe disgiunto mai più. Da quella notte il mio dolore divenne la mia forza. Incominciai allora veramente a vivere con mio padre, a interrogarlo e in ogni circostanza difficile a pensare in qual modo si sarebbe comportato lui stesso. Tenendolo così sempre presente mi sembrava di prolungare il suo soggiorno sulla terra e, poichè era entrato a far parte della mia vita interiore, non avevo quasi bisogno di parlargli: lo sentivo respirare nel respiro della mia coscienza. Pochi giorni prima di morire mi aveva detto che gli piacevo con un certo nastro rosso intorno al collo, ed io per fargli piacere lo misi ancora un giorno. La zia Nina dichiarò che ero senza cuore.

Se lasciando la sua forma terrena, lo spirito di mio padre non fosse rimasto così tenacemente avvinto al mio proprio spirito, se non mi fossi sentita io stessa la continuatrice, la mia solitudine non avrebbe avuto conforti. Nutrivo per il maggiore de’ miei fratelli, Luigi, una ammirazione appassionata che poteva sfogarsi solamente nelle lettere di famiglia essendo lui quasi sempre assente, prima


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