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224 Una giovinezza del secolo XIX


pensi agli anni. Ne abbiamo sessanta? Ebbene siamo uomini, uomini capisce? non vecchi!" Se ne andò lasciandoci nel cuore una sicurezza che ci rese tutti ciechi; così all’indomani mentre egli si lagnava ancora di essere stanco e le sue sorelle gli ripetevano le parole del dottore, io, chinandomi per baciarlo, sentii che diventava freddo. Al contatto delle mie labbra mormorò una sola parola: "Mi raccomando" e mi guardò; ma la pupilla era già spenta, il suo sguardo veniva dall’al di là.

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Che dolore fu quello, non di parole nè di soverchie lagrime! Ma, come vuole il mio temperamento, discesi più profondamente in me, scavai nell’anima mia il sepolcro per quel padre adorato e da allora, non più divisa da ostacoli, soli noi due, vivemmo sempre insieme. Già fin dalla prima notte che me lo portarono via andai nella sua camera; le finestre erano aperte e vi entrava la luna. Subito fui presa da una grande dolcezza come se egli fosse ancora presente e mi dicesse: "Vedi? non ti abbandono". Perchè non sarebbe vero? Io intanto lo sentivo vicino a me e mi pareva che mi guardasse. Il raggio della luna si era adagiato sul letto fluido e molle a guisa di fan-