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220 Una giovinezza del secolo XIX


quantunque per l’età immatura non si potesse chiamare bella, piacque e si attese; nè l’attesa fu delusione. Di volta in volta che veniva a Milano, e veniva spesso, il pubblico si mostrava sempre più conquistato; la gentilezza, il tatto, l’intelligenza colla quale rappresentava la sua parte di futura regina erano davvero sorprendenti. La maternità le portò anche il dono della bellezza, una bellezza tutta sua che sfuggiva all’analisi, bellezza di luce e di colori come una fiamma accesa improvvisamente dietro la trasparenza di una immagine. Mi indugio a proposito in questa descrizione sperando di lasciare un ritratto veritiero di Margherita di Savoia che la fotografia si è affaticata a riprodurre in centinaia di pose invano, sempre invano; che i pittori in possesso della tavolozza credettero di rendere accumulando l’oro e la madreperla, le più tenere rose e l’azzurro più delicato senza avere maggior fortuna. Solo un poeta ci diede di lei la nota giusta, Carducci. Già nei primi versi dell’Ode, in quella magnifica invocazione così travolgente di entusiasmo:

          Onde venisti? quali a noi secoli —
          Sì mite e bella — ti tramandarono?


sentiamo di trovarci dinanzi a una donna non co-