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Una giovinezza del secolo XIX |
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giunta oramai alla fine de’ miei ricordi, oltre i quali la mia personalità scompare entrando in una vita nuova, con un altro nome, in un’altra famiglia. Questa seconda vita non ho il diritto di rivelarla al pubblico; essa d’altronde aggiungerebbe ben poco alla veridica esposizione, che già feci, del come si andò raffinando fra elementi contrari quella sensibilità che non esito porre alla base del mio ingegno, qualunque esso sia. È certo che, meno sensibile, non avrei avvertito le offese fatte alla mia coscienza e ai miei sentimenti, non mi sarei rinchiusa in me a meditare, forse non avrei scritto o avrei scritto in modo diverso. Ora è proprio a questo modo che tengo più che ai maggiori elogi. Non so quanti punti mi darà in definitiva la critica; ma so che i miei lettori mi amano, so che ho fatto del bene a molti cuori titubanti, a molte anime in pena, ed è una così grande dolcezza quando la penso! Dovrei forse giustificare qualcuno de’ mie primi lavori impulsivi, superficiali, sciatti nella forma e acerbi nel pensiero, ma dopo di avere qui descritta la lunga Via Crucis, che dovetti percorrere senza aiuto di Cirenei nè pietà di Marie, che cosa potrei aggiungere che non sia oscura glosa di chiara lettera? La mia opera parla per me; disuguale, come forse nessun’altra, è nelle