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Una giovinezza del secolo XIX 213


serio. Ero già maritata e mamma quando scrissi quel romanzo, raccogliendo elementi psicologici che giacevano da molto tempo nel mio pensiero; da molto tempo conoscevo la vita di provincia e il mio spirito di osservazione si era lungamente indugiato sul problema della donna che rimane nubile.

Tante fanciulle posarono inconsapevoli per la mia Teresa, ed una che si chiamava veramente Teresa mi bastò vederla una volta sola. Pallida e mesta, seduta in disparte dalle sue sorelle, che giovani ed allegre scherzavano tra loro, cuciva una camicia per il fidanzato lontano, fidanzato già da dieci anni, il quale non veniva mai, ed al quale ella pensava sempre. Queste due antitesi, l’indifferenza di lui, la costanza di lei: ecco il romanzo sorto in un attimo intero e vitale. Gli altri personaggi, l’ambiente, l’intreccio, si formarono da sè; ma il rapido sbocciare di esso, fu come il fiore del pesco che sforza in un mattino d’aprile la corteccia del ramo nudo, coronando nell’improvviso sbocciare dei petali il paziente lavoro delle linfe. Non altrimenti la patetica storia della donna a cui manca l’amore germinava da lunghi anni nel segreto delle mie sofferenze, nelle ingiustizie di cui ero stata vittima, nella persecuzione che