Pagina:Neera - Una giovinezza del secolo XIX.djvu/214

188 Una giovinezza del secolo XIX


sone ballando una danza de’ suoi tempi detta la furlana, avendo per accompagnarla il più attempato de’ suoi domestici, che solo tra i presenti, ne ricordava i passi arcaici. A mezzanotte prendemmo tutti la via del ritorno, un po’ sbandati sulle prime, indi mettendoci in fila a due a due. Per parte mia fui lieta nel riconoscere nel compagno che mi si pose al fianco, quello fra i danzatori che mi aveva maggiormente interessata. La notte era serena, piena di stelle; dagli alberi del viale, dove ci eravamo inoltrati, gli arabeschi d’argento della luna disegnavano sulla terra asciutta un tappeto fantastico. In simile cornice la mia immaginazione quindicenne stava fabbricando un romanzo in azione, quando alla luce improvvisa di una radura tra i rami, mi accorsi di un grosso involto che il mio cavaliere teneva sotto il braccio. — E che diamine ha lì? — Che ho? la mia chitarra. — Un’altra chitarra?! — Non un’altra, la mia. — Ma allora lei non è X.! — Certamente, sono Y. E tutto ciò che le dissi finora lo credette di X.?!... — Io penso ora le risposte che avrei potuto dare, spiritose, gentili, ingegnose, vaghe, sfuggenti per mettere un rimedio alla mia balordaggine e le trovo. In quel momento però, fedele alla mia smania di verità e al mio puerile semplici-