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182 | Una giovinezza del secolo XIX |
e mentre esse avranno disprezzata in me l’insulsa creatura che non sapeva nè vestirsi, nè muoversi, nè parlare, io, dal mio posto isolato, studiavo sul vero il loro piccolo cuore. Era questo il solo piacere che ricavassi quando mi trovavo in compagnia: piacere acre, ma non privo di moderato orgoglio sotto la modestia del mio aspetto. Non affrettiamoci a denigrare l’orgoglio, sentimento di natura elevata pur che sia circoscritto entro i limiti di una giusta conoscenza di noi stessi. Non si può ammettere che la modestia, doverosa verso il prossimo e più ancora verso l’ideale, debba giungere al punto di una completa ignoranza quando si tratta di riconoscere le nostre forze. Se non fosse così, chi si metterebbe a capo delle grandi imprese che rivoluzionarono il mondo? Ed anche non bisogna confondere il nobile orgoglio di colui che tende a una meta superiore colla vanità dello sciocco e colla superbia del farabutto. Tacceremo l’aquila di orgoglio perchè fende i più alti cieli, mentre il passerotto si limita a svolazzare sui tetti? Chi salta un fosso ha sentito prima la forza di poterlo saltare.
Tutti questi paragoni, da prendersi colle debite distanze, li trovo ora per spiegare il meglio che mi sia possibile quella singolare res-