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Una giovinezza del secolo XIX | 181 |
suna delle signore presenti era pettinata come me, nessuna aveva fiori in testa e tutte portavano guanti candidissimi. Verificata così la mia zotica figura, senza impressionarmene troppo, andai tranquillamente a sedermi nell’angolo meno in vista aspettando gli eventi. Dico subito che essi non furono all’altezza di quelli che leggevo nei romanzi, ma ballai tutta notte, quantunque non conoscessi alcuno, e per una ragazza così mal vestita ce n’era d’avanzo.
Le occasioni di trovarmi in società continuavano ad essere molto rare, e dicendo società abuso un poco dell’elasticità del vocabolo. Dovunque però il malinteso fra me e il mio prossimo mi isolava. La titubanza, che irrigidiva i miei(19) movimenti, toglieva ad essi la grazia della gioventù; non ero più una bimba e non ero ancora una giovane donna; l’abitudine quotidiana dei colloqui con me stessa mi rendeva inetta alla conversazione; mancavo poi in modo assoluto dello spirito di società, della risposta pronta, del motto che fa ridere, di quello che provoca e che istiga. Il terribile dono dell’osservazione non mi permetteva di restare indifferente; vedevo bene con quali poveri mezzi le reginette mondane ottenevano i loro trionfi;