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Una giovinezza del secolo XIX |
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tante e tante paia di calze fatte da me punto per punto. C’è in questi umili lavori un orgoglio di creazione, di lotta superata, di tempo bene speso, che è per sè stesso un premio e un incitamento. Gusto ancora, dopo tanto tempo trascorso e tante vicende, la soddisfazione di avere composto e cucito io stessa gli abiti di mio figlio fino ai dieci anni e compiango (non disprezzo forse anche un poco?) le giovani madri di mezzi limitati che non sanno preparare neppure il camicino per il pargolo che deve nascere. Non si dica che questo è un argomento di nessun conto. Non è vero! La donna, che ama i lavori femminili e li applica all’economia della famiglia, trova in casa tanto da occuparsi che non sente il bisogno di fondare comitati e associazioni per ingannare la noia e illudersi di fare qualche cosa. E anche questa tradizione di lavoro rimonta alle classi aristocratiche. Ai ricevimenti della duchessa di Chartres le dame, imitando la duchessa, portavano con sè un lavoro; Maria Luisa, seconda moglie di Napoleone I, quando era ancora fanciulla si sferruzzava allegramente da sè una maglia di lana per star calda, e c’è un ritratto poco noto della marchesa di Pompadour che la rappresenta mentre sta ricamando con un telaio sui ginocchi.