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Una giovinezza del secolo XIX 171


morire di usi e costumi che, se avevano dei difetti, nutrivano pure forti virtù. La mia famiglia, composta di sei persone con un reddito modesto e il solo lavoro di un uomo declinante, viveva su un piede di economia, sto per dire, naturale, in cui non vi era nessuna privazione, perchè i nostri desideri oltrepassavano difficilmente la possibilità di soddisfarli. Inoltre mancava in casa mia, parmi averlo detto, quell’assillo della ricchezza, quel continuo parlar di denaro, giudicare una persona su quanto denaro possiede, scegliere moglie e carriera in base al maggior denaro che rappresentano e col denaro pesare la considerazione e riporre nel denaro la somma del bene, cose tutte che, a mio giudizio, oltre la volgarità insopportabile per uno spirito delicato, conducono all’invidia al malcontento, al pessimismo, veleno dell’anima. Per il fatto di avere minori bisogni non v’ha dubbio che si era allora più felici o, per lo meno, era maggiore il numero dei felici, potendolo estendere anche a coloro che non avevano grandi fortune; nè si giudicava minore il piacere di stare insieme bevendo un bicchiere di vino bianco o un siroppo di lamponi perchè non si usavano tovagliette di pizzo e rinforzo di marrons glacès. L’esempio della semplicità veniva dall’alto e da tutti i paesi. Lady