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168 una giovinezza del secolo XIX


pure; quelle donne dal collo lungo e sottile, dalla fronte liscia, dalle mani perfette, hanno nell’espressione del volto e nella dignità del portamento, nel fine sorriso e nello sguardo dominatore, un non so che di sovrano, che si impone anche ad un esame superficiale. E come si comprende che esse sole possano adornarsi di quelle trine, di quegli abiti sontuosi, di quei broccati, di quegli ermellini sui quali poggiano i gioielli fantasiosi degli orafi del cinquecento! Par di vedere lo stuolo delle ancelle intente al complicato edificio di quelle chiome divise a ricci, a onde, a treccioline, con giri di perle, con svolazzo di nastri e di nodi da richiedere parecchie ore di lavoro. Perfino le bimbe di cinque anni in abito scollato e guardinfante rivelano la principessa educata per tempo al contegno nobile, al gesto e al riserbo delle corti. Produzione artificiale, lungamente elaborata attraverso filtri di raffinatezza e di gusto, questo tipo della gran dama agì da fulcro elevatore e ispiratore in tempi lontani ma non dimenticati. Anche oggi subiamo il fascino di queste creature d’eccezione, che ci guardano dalle vecchie cornici colle loro pupille estatiche e sentiamo la malinconia di una bellezza che muore, che forse è già morta.

Infatti torna inutile cercarla questa bellezza