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158 Una giovinezza del secolo XIX


fortuna maggiore? Noto anche una sera in cui mi avvenne di parlare con un vecchio avvocato e la conversazione, innalzandosi dal campo ristretto dei fatti quotidiani al volo delle idee, mi lasciò in un tale stato di orgasmo che per molte ore non potei prender sonno. Conobbi più tardi altre estasi, ma posso dire che la commossa impressione di quella sera non ne rimase offuscata; prima ancora che all’amore il mio cuore si aperse a questo bisogno di intellettualità, che contribuì per molta parte all’isolamento in cui dovevo trovarmi per tutta la vita. Nella modestia delle aspirazioni che già parte della mia naturale timidezza si faceva sempre più ritrosa per la mancanza di incoraggiamenti e dalla ironia e dallo scherno spesso, nei migliori dei casi da un silenzio indifferente, non mi sono mai creduta un solo istante superiore agli altri; ma che fossi diversa tutto me lo diceva, ad ogni passo, ad ogni parola. E perchè ero diversa mi trovavo sola. E perchè essendo sola mi nutrivo di me stessa, non cadevo nel languore che a taluni fa ricercare evidentemente un sostegno nella compagnia altrui. Questo fatto di bastare a me stessa era la forza che mi impediva di essere infelice fino in fondo. In fondo del mio pensiero, in fondo della mia coscienza, una flora misteriosa