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Una giovinezza del secolo XIX 149


Un po’ di colpa era mia? Me lo domando almeno. Perchè non ho saputo uscire dalle strettoie nelle quali avevano inceppato ogni mio movimento paralizzandomi al punto che non osavo abbracciare mio padre? Perchè non sono stata superiore agli avvenimenti? Mi sa male credere che tutto il male mi sia venuto dagli altri. Conosco una quantità di fanciulle che poste nel mio caso ne sarebbero uscite con una risata. Io invece non avevo nessuna delle grazie dell’età; mancavo anche di quella elasticità di spirito che sa capovolgere una situazione. Ero tutta di un pezzo. Troppo seria, prendevo tutto sul serio. Anche in età inoltrata, anche adesso, il primo che capita può farmi credere qualunque cosa. Una di quelle amiche di mia madre che vedevo a rari intervalli, mi trattenne un giorno a pranzo. Abitava nella casa di Luciano Manara in via S. Andrea e dopo pranzo un fratello di Luciano, Achille Manara, venne a far visita alla signora. Io stavo a un tavolino appartato sfogliando un libro quando udii la signora che parlava di me accennando alla morte prematura della mia mamma. Manara mi guardò un momento e abbassando la voce disse: "Elle a les yeux assassins". Evidentemente la sua intenzione era di non farsi intendere da me, ma io