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prefazione xi


Del resto, anche quel che abbiamo di sopra concesso ai censori letterati circa la forma del suo scrivere, s’intende concesso solo come osservazione generica e non come giudizio che valga per tutte le parti dell’opera sua. Ella ci racconta in questa autobiografia, che tardi, messa sull’avviso da critici ai quali protesta la sua gratitudine, comprese "quanta forza l’aggiustatezza del periodo e la scelta della parola aggiungano all’idea", e venne al punto di prendere un vero diletto nel vagliare i vocaboli e di sentirsi "quasi felice nello scoprirne uno nuovo", e nel cercare "la frase giusta, la frase unica". Ma in tutti i suoi volumi, anche nei suoi più vecchi, e in quest’ultimo scritto sul letto dei suoi tormenti, con la mano sinistra, avvinto il braccio destro da atroce male, vi sono pagine sgorganti di vena, fresche, limpide, musicali, nelle quali assai poco è dato desiderare. Io non ne dirò altro e non ne recherò esempi, perchè i lettori ne incontreranno subito, nel volgere le carte di questa prefazione e imprendere la lettura del volume.


Napoli, 2 luglio 1919.

BENEDETTO CROCE.