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142 Una giovinezza del secolo XIX


zie erano due, i miei fratelli due; mio padre ed io soli alle due estremità della vita.

Non mi sarei accinta a questo esame retrospettivo delle cause che, più o meno, influirono sullo sviluppo della mia mentalità, se non vi avessi scorto una situazione psicologica meritevole di studio, non per quanto riflette la mia piccola persona, ma per gli anelli che la congiungono a problemi di generale interesse. È questa anche una delle ragioni che mi distolsero dal farne soggetto di un romanzo a fine di non alterarne la rigorosa verità. L’intima unione di marito e moglie non poteva esistere fra mio padre e le sue sorelle, è evidente. Egli rimaneva durante il giorno nel suo studio, abbastanza lontano dalle altre stanze, per non sapere nulla di quanto vi accadeva. Se veniva tratto tratto a farci una visitina, ci trovava intente alle nostre occupazioni; se anche un momento prima vi fosse stato un diverbio, al suo apparire tutti tacevano. Per parte mia non so che cosa avrei sofferto piuttosto che portare a lui le mie recriminazioni; e questo, non solo per la soggezione che ne avevo, ma anche e più per un sentimento di dignità superiore ai miei anni e per quell’istintivo abborrimento delle azioni volgari che mi valse tante accuse di aristocrazia. Sotto questo