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Una giovinezza del secolo XIX | 135 |
di una verità non da tutti riconosciuta, quelle mie zie, che per cuore e per amore di famiglia non erano inferiori a nessuno, riuscirono a rendermi infelice perchè, se il male fosse un esclusivo prodotto di coloro che deliberatamente lo vogliono fare, assai meno ve ne sarebbe al mondo, ed infinito invece è il male che si fa senza saperlo, senza volerlo. Se ognuno di noi si esaminasse a fondo troverebbe una quantità di circostanze che lo indussero a fare questo male involontario, molte volte credendo di far bene. Nel caso delle mie zie, la poca conoscenza della vita e la nessuna attitudine educatrice non le rendeva adatte certamente al difficile impegno che era loro caduto sulle spalle, quando, già vecchie, avevano da tempo inquadrata la loro esistenza in forme e modi che non si potevano spezzare impunemente. Lasciate nella loro casetta, con le loro abitudini, le loro amicizie e la santa libertà di due esseri che vanno perfettamente d’accordo, nessun lievito avrebbe fermentato nei cuori che non indietreggiarono davanti al sacrificio. Le forze non furono pari allo slancio, ma il naufrago, che è stato salvato dal maggior pericolo, farà colpa al salvatore di avergli lasciato qualche unghiata sulla pelle?
Io ero una fanciulla un po’ diversa dalle altre,