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Una giovinezza del secolo XIX 131


che gli ha reso il suo vero nome: dolore.

È in queste lontane impressioni che si deve cercare l’origine delle molte pagine da me scritte in favore della donna che ha fallita la sua missione. Certo il caso della mia zia non è dei più comuni, ma come fondamento della tesi è tipico e il fatto di averlo potuto esaminare in tutte le sue forme e gradazioni prima, di averlo vagliato poi attraverso anni ed anni di esperienze, mi dà la piena sicurezza del mio asserto. Sarebbe giudizio grossolano il credere che dal solo atto materiale di unirsi ad un uomo dipenda la felicità della donna; essa dipende da una logica concatenazione di cose, ma è pur vero che il desiderio del fiore implica la ricerca della semente. Questioni così delicate vengono purtroppo manomesse da persone superficiali e guaste di spirito che non sarebbero degne neppure di avvicinarvisi; sono costoro che gettano una volgare ombra di ridicolo su ciò che avvi in natura di più santo, di più vicino a Dio. Io dirò ora una cosa che potrà scandalizzare qualche coscienza austera; prego di rammentare l’ammonimento di S. Paolo: La lettera uccide e lo spirito vivifica. Dunque dico che