Pagina:Neera - Una giovinezza del secolo XIX.djvu/154

130 Una giovinezza del secolo XIX


mio orecchio udì l’orrenda confessione: - Non la posso soffrire, la odio. - Ma è tutta l’anima mia maturata dal dolore, che mi fa ricordare lo schianto della sua voce nel pronunciare quelle parole. Era la voce compressa di una grande sofferenza.

Può a tutta prima non sembrare molto visibile il nesso tra la sua vita mancata e l’odio per la mia che sorgeva; gli è che questa fanciulla, sorta improvvisamente al suo fianco, nel momento in cui forse stava per dimenticare, le rimetteva davanti tutte le sue aspirazioni, i suoi spasimi, i suoi disinganni. Credendo di odiarmi si ingannava; odiava confusamente in me la forma derisoria del suo destino, la rivale, l’usurpatrice giovane, del bene che le era sfuggito. La mia presenza le sembrava una sfida, la mia supposta felicità un insulto. Se non poteva più toccare i miei capelli, se non voleva più uscire con me al suo fianco, era perchè la sua carne martoriata provava al mio contatto una ripugnanza che doveva farla soffrire nelle sue fibre più profonde. Povera donna! Vorrei ella sapesse ora, che mai in nessun momento io le ho voluto male e sono così fiera e sono così felice di aver preso il suo odio sulle mie braccia portandolo in alto alla luce della verità