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Una giovinezza del secolo XIX 123


saltellando intorno alla zia Nina; ma in quella circostanza speciale arrischiavo anch’io di chiedere di tanto in tanto. - Sono suonate le nove? - Il gran momento giungeva alfine ed era allora come un accavallarsi di onde, urtandosi l’un l’altro, a chi faceva più presto, nel puerile timore di non arrivare in tempo. L’assicurazione di papà che i posti erano già presi e che la diligenza non sarebbe partita senza di noi riconduceva la calma. L’illuminazione di Milano non era mezzo secolo addietro così brillante come oggi e quando si giungeva dinanzi all’agenzia Franchetti la massa nera della diligenza ferma ad aspettarci non lasciava scorgere altro. Questa diligenza era composta qualche volta di due scompartimenti, ma più spesso di tre: il coupè a due posti, il centro a sei e la rotonda dietro, alla grazia di Dio. Era tanta la fretta di occupare il nostro posto che non si badava ad altro; ombre indistinte facevano come noi; entravano, prendevano possesso del loro cantuccio e scomparivano nelle tenebre; i cavalli scalpitavano, il mozzo di stalla con una lanterna in mano dava l’ultima occhiata alle ruote, il postiglione schioccava la frusta e via! Traballando la grossa mole attraversava la città, ma il bello veniva dopo, in aperta campagna, quando la di-