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Una giovinezza del secolo XIX |
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sagrato e lasciando da parte inutili preamboli le disse: "Teresa, volete venire in casa mia a far da madre ai miei figli?" Quella rispose: "Ci penserò signor Stefano, le darò la risposta domani". E fu tutto. La donna, che prese il posto della soave creatura vestita di panno bleu intenta a leggere nel suo libro di preghiere a fermagli d’argento, era una perfetta massaia, lavoratrice, economa, onesta fino allo scrupolo, tutta compresa de’ suoi doveri, ma era ignorante, rozza, dura di modi, dalla virtù arcigna. Cambiando stato ella rimase un’ottima serva, ma le mancò totalmente la grazia della donna. Suo marito lo chiamava sempre "il padrone". Si comprende come nella mia famiglia, che già molto morbida non era, la ruvidezza della nuova venuta dovesse influire in senso peggiorativo. La zia Margherita col suo carattere ardente, colle sue simpatie democratiche, ammirava quella ruvidezza, che a lei sembrava forza e se, dopo tanti anni trascorsi, le accadeva qualche volta di chiamare suo fratello "il padrone" era ancora una prova dell’influenza esercitata dalla matrigna sul suo spirito così ben preparato a riceverla.