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Una giovinezza del secolo XIX 103

Zia Margherita non sapeva altro; non potè dirmi altro. Era appena passata la soave visione in quella casa dove l’esistenza dovette essere aspra di quotidiane realtà, passata colla tenuità di un sogno.

Di una visita fatta all’avolo suo la zia Margherita trovò ancora memoria. Viveva egli in un paese poco lontano e vi fu una volta che la maggiore delle sue nipotine (la zia Margherita appunto) gli fu condotta per rimanere alcuni giorni presso a lui; ma non era trascorsa un’ora, che ell’aveva già trovato modo di arrampicarsi sopra una pianta di fico, che sorgeva nel cortile, spezzando il più bel ramo e stracciando da cima a fondo la vesticciuola, per andare a finire nella vetrata di una finestra che mandò in mille frantumi. "E che cosa ti disse il nonno?" — chiesi io alla zia Margherita con una certa inquietudine. "Nulla a me. Chiamò il domestico e disse a lui col massimo sussiego: — Attacca il cavallo e riconduci questa ragazza a casa sua".

Mi mancano i dati per precisare quando mio nonno si separò dal fratello; il fatto avvenne forse in seguito alla crescente figliuolanza, forse per gli affari che incominciavano ad andar male. Fra le disgrazie che la zia Margherita raccontava, c’era